La Società Sumal ha proposto dinanzi il Tribunale di commercio di Barcellona un’azione di risarcimento danni diretta contro la Mercedes Benz Trucks Esp sulla scorta di quanto accertato con la Decisione della Commissione europea del luglio del 2016 con la quale sono state condannate le principali case produttrici di autocarri a causa del cartello al quale aveva partecipato la Daimler, società madre della MercedesBenz Trucks Espa.
Con sentenza del 23 gennaio 2019, il Tribunale Spagnolo ha respinto il suddetto ricorso con la motivazione che la Mercedes Benz Trucks Espana non poteva essere convenuta in giudizio nell’ambito di detta azione in quanto la Daimler, sola destinataria della decisione della Commissione, avrebbe dovuto essere considerata l’unica responsabile dell’infrazione di cui trattasi.
La Società Sumal ha interposto appello avverso tale sentenza dinanzi al giudice del rinvio, il quale
si chiede se azioni di risarcimento danni conseguenti a decisioni delle autorità garanti della concorrenza che constatano pratiche anticoncorrenziali possano essere rivolte contro società figlie che non sono oggetto di tali decisioni, ma sono detenute al 100% da società direttamente interessate da dette decisioni.
Con la sentenza resa il 6 ottobre 2021 nel Caso C-882/19 la Corte di Giustizia europea ha fissato un principio che avrà sicuramente delle conseguenze dirompenti per le azioni di risarcimento danni per violazione delle norme sulla concorrenza, rendendo sempre più effettiva la tutela di coloro che sono stati vittime di intese anticoncorrenziali e non solo. .
Le grandi Società invero operano all’interno del Sistema Economico Europeo mediante le c.d. “subsidiary” ovvero società figlie che sono giuridicamente distinte dalle società madri e che sono i principali interlocutori dei soggetti consumatori.
Ebbene sovente la vittima di comportamenti anticoncorrenziali corre il rischio di veder frustrato e ostacolato il proprio diritto di difesa, la ragione principale per la quale la vittima di comportamenti anticoncorrenziali non vede soddisfatte in termini di concretezza le proprie ragioni si ravvisa nel fatto che le Società Cartelliste sono spesso gruppi di imprese che agiscono nel Sistema Economico Europeo ma che hanno sedi in Nazioni differenti da coloro che sono stati pregiudicati dal cartello.
La Sentenza in commento apre scenari di notevole impatto per la tutela del consumatore; se è ormai consolidato il principio in virtù del quale la società madre risponde dei comportamenti della società figlia non era possibile attribuire alle società figlie le conseguenze dannose generate da comportamenti scorretti posti in essere dalla società madri, la Sentenza Sumal dunque modifica notevolmente questo scenario.
La Corte di Giustizia muove il suo ragionamento da una lettura sistemica delle norme comunitarie rilevando in primo luogo come l’art 101 del TFUE adoperi una terminologia specifica per designare gli autori di un’infrazione del diritto della concorrenza scegliendo di utilizzare il concetto di “impresa” e non nozioni quali «società» o «persona giuridica», inoltre ha evidenziato che la stessa Direttiva 2014/104/UE all’art. 2 punto 2 ha definito “autore della violazione: l’Impresa o l’Associazione di Imprese che ha commesso la violazione del diritto alla concorrenza”, infine già precedentemente il legislatore europeo è stato chirurgico nella scelta della terminologia non utilizzando termini quali “società” o “persone giuridiche” ma adoperando all’art 23 par. 2 del Regolamento n.1/2003 il più ampio concetto di “impresa” per definire l’entità a cui la Commissione può infliggere le sanzioni.
L’approdo giurisprudenziale al quale è giunto la Sentenza Sumal si può cos’ riassumere: la società figlia seppur dotata di personalità giuridica distinta dalla società madre, nelle ipotesi in cui non determini in modo autonomo la propria condotta ma si attenga alle istruzioni impartite dalla società madre risponde del comportamento della controllante, nelle ipotesi in cui l’accordo collusivo riguarda gli stessi prodotti commercializzati dalle subsidiary.
Spesso le società madri hanno la propria sede in uno Stato diverso da quello del consumatore che agisce per veder riconosciute le proprie ragioni, tale circostanza determina numerose difficoltà di natura processuale e sostanziale che rischierebbero di rendere farraginoso e compromettere in maniera inaccettabile l’esercizio del diritto di difesa.
La Sentenza Sumal riconoscendo la possibilità di chiamare le società figlie che sono le estrinsecazioni nelle singole nazioni delle capogruppo consente al consumatore di chiamare in giudizio società presenti nel proprio Stato.
E’ evidente la portata dirompente di tale pronuncia: rendere ancora più agile ed effettiva, anche in sede di esecuzione, la tutela delle vittime di intese segrete.